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Webring Esercito Svizzero

La pubblicazione del piano direttore di Esercito XXI promette profonde riforme che suscitano entusiasmo, ma anche alcuni interrogativi!

3 marzo 2001


Plan directeur de l'armée XXI

Finalmente! Dopo mesi di attesa, speculazioni e incertezze, il progetto Esercito XXI è stato reso pubblico, grazie alla diffusione, il 27 febbraio, del progetto del piano direttore. Questo documento di 69 pagine, presentato dal consigliere federale Samuel Schmid per suscitare il dialogo e la concertazione, conferma molti elementi già annunciati e confuta molteplici "rivelazioni" e voci di corridoio.

Tuttavia una lettura dettagliata e approfondita è necessaria per andare al di là delle grandi linee e misurare l'effettiva ampiezza e l'impatto che la riforma avrà sull'organizzazione, il funzionamento e i principi d'impiego delle nostre forze armate. E malrgado l'entusiasmo destato dalla più parte delle innovazioni, non mancano certo dubbi ed interrogativi.


Un processo che inizia nel 1996

Il piano direttore di Esercito XXI (PDE), redatto sotto la responsabilità del divisionario Zwygart, è frutto i un processo logico e trasparente; il rapporto della commissione di studio per i problemi strategici (rapporto Brunner), la creazione di un gruppo di coordinamento Esercito 200X, il lancio del progetto Esercito XXI, la redazione del rapporto sulla politica di sicurezza 2000 (RAPOLSIC 2000), il si del popolo alla nuova costituzione, la revisione della legge sull'esercito e l'amministrazione militare, poi la redazione delle direttive politiche per il piano direttore dell'esercito, frutto dei lavori di studio effettuati per quasi sei mesi alla "Maison XXI", i fondamenti del nuovo esercito sono stati pazientemente redatti privilegiando realismo e concertazione.

Vero e proprio libro bianco della difesa, il PDE è dunque la conseguenza della startegia del Consiglio Federale in materia di politica di sicurezza, vale a dire "sicurezza attraverso la cooperazione". Non è però estraneo al prgogetto USIS, la riesamina del sistema svizzero di sicurezza interna, essendo quidni coordinato alla riforma sulla protezione della popolazione. Sul piano della sua generazione politica, il progetto esercito XXI denota una forte coerenza. Resta da scoprire se risponde in egual modo alla logica militare.

 

Organizzare il nuovo Esercito fino al 2010

Il PDE ha lo scopo di esporre le modalità attraverso le quali l'esercito deve adempiere ai suoi compiti durante i prossimi dieci anni. Le tre componenti di questa missione ed il contesto nel quale si inscrivono, sono state chiaramente definite dal RAPOLSEC 2000, è quindi inutile ritornare a parlarne. Il PDE fornisce inoltre un immagine chiara dell'evoluzione del mondo militare, al quale il regolamento "Il combattimento moderno in Europa" non è estraneo, in particolare vengono messi in evidenza i progressi in materia di tecnica dell'informazione, e l'importanza accresciuta della protezione delle forze armate. Sono definiti inoltre 5 principi chiave per l'impiego dell'esercito nell XXI secolo: priorità all'essere umano (minimizzazione delle perdite); l'anticipazione (valore dei servizi informazione); la proporzionalità (controllo della violenza, riduzione dei danni collaterali); la focalizzazione (concentrazione dei mezzi nello sapzio e nel tempo grazie all'informazione); la modularità (composizione delle formazioni a dipendenza della missione).

Le conseguenze della nuova costituzione federale sull'organizzazione sono altrettanto degne di attenzione. In effetti, per le missioni che richiedono un alto livello di istruzione e preparazione, la creazione di formazioni ad azione rapida (FARA), composte da militari professionisti, contrattuali, e a ferma lunga (reclute effettuanti 300 giorni di servizio in un solo blocco), è compatibile con il principio di un esercito di milizia. Al contrario, togliere per principio a quadri di milizia il comando di battaglioni o unità esigerebbe una revisione della costituzione da escludere.

La valutazione delle missioni dell'esercito, infine, considera l'antagonismo tra il tempo di pace, di guerra e di crisi. Mantenedo il principio che le missioni di difesa e sicurezza settoriale restano le più importanti, anche perché solo l'esercito può assolverle, non vanno trascurati i compiti di contributo e sostegno alla pace e quelli di gestione delle crisi, oltre che ad assicurare impieghi sussidiari nel campo della prevenzioni dei disastri esistenziali. L'urgenza detta la priorità.

 

Le conseguenze della nuova missione

La nuova visione del concetto "esercito" a conseguenze chiare ed esigenti. Se l'esercito deve essere – nel suo insieme – multifunzionale, deve adottare per le sue formazioni ed il suo personale una disponibilità differenziata così da poter svolgere missioni senza preavviso (impieghio sussidiari, azioni di aiuto umanitario), con preavviso di qualche mese (sostegno alla pace e gestione delle crisi, impieghi di sicurezza settoriale) o con preavviso di qualche anno (difesa).

L'attitudine alla collaborazione suppone d'altronde l'interoperabilità delle nostre forze con organismi civili svizzeri o stranieri, necessitando quindi un'istruzione orientata alla prontezza d'impiego e il lancio di un processo di modernizzazione permanente. Il progetto Esercito XXI dovrà dunque essere l'ultima riforma, che darà vita ad un continuo processo di adattamento alle nouve situazioni ("learning organisation").

 

Verso una nuova dottrina strategico-militare

Ovviamente la strategia nazionale in materia di politica di sicurezza necessita l'adozione di una nuova dottrina strategico-militare. Il PDE distingue missioni di tipo statico, quelle di protezione (della popolazione, del territorio, dello spazio aereo o degli interessi nazionali), e missioni dinamiche, gli interventi (prevenzione e gestione dei pericoli esistenziali o operazioni militari di difesa); entrambe possono essere compiute a titolo preventivo o come conseguenza di un evento particolare, in modo autonomo o in collaborazione con altre nazioni. Il rapporto distingue due contesti d'intervento: quello strategico – l'Europa – nel quale l'esercito contribuisce al mantenimento della pace o apporta aiuto in caso di catastrofe; quello svizzero, nel quale l'esercito compie missioni di sicurezza settoriale e conduce il combattimento, anche in collaborazione con Forze straniere, nella prospettiva di una difesa comune, contribuendo egualmente a gestire le minacce esistenziali.

Si noterà dunque l'abbandono del concetto di avanterreno operativo. Dal punto di vista militare, una tale soppressione non ha senso: condurre il combattimento terrestre a partire dalla frontera equivale ad esporre il territorio nazionale alla distruzione del fuoco operativo terrestre avversario – praticamente la totalità della Svizzera e della sua popolazione. Vedremo però più avanti che la capacità di condurre operazioni in profondità relativizza questo rischio.

 

Nuove capacità dell'esercito

L'adozione di una nuova dottrina deve essere accompagnata dalla definizione di nuove capacità. La protezione degli interessi svizzeri all'estero necessita anche la capacità di evacuare i cittadini svizzeri minacciati all'estero, come le missioni di sostegno della pace necessitano capacità di aiuto umanitario, controllo delle forze armate, disarmo e istruzione di militari stranieri. L'analisi delle minacce simmetriche e asimmetriche comporta una particolare sensibilità alla guerra dell'informazione, in particolare all'utilizzo dell'ambiente globale dell'informazione e alla protezione delle infrastrutture informatiche.

D'altra parte la cooperazione con l'estero nel quadro dell'istruzione deve permettere un'istruzione in condizioni migliori che quelle che i confini del nostro paese permettono (addestramento al combattimento, istruzioni con formazioni a livello battaglione/gruppo, collaborazione con gli stati maggiori stranieri), ma anche di paragonare il livello di istruzione delle nostre formazioni con quelle straniere. Il che comporta la pratica di esercitazioni comuni, nelle quali formazioni omologhe si contrappongono (force on force) nell'ambito della loro specifica missione.

 

Sostegno all pace: un battaglione dal 2010

Prioritario in situazione normale quanto gli impieghi sussidiari legati ai pericoli esistenziali, il sostegno deve essere migliorato. Anche se la partecipazione ad azioni di peace enforcing resta esclusa, l'obiettivo fissato dal PDE in questo campo è chiaro: il nostro esercito deve continuare ad associarsi ad azioni di sostegno della pace con un'unità rinforzata nel quadro di una grande unità multinazionale (come è stato il caso nel Kossovo), ma anche essere capace a medio termine di partecipare per una durata indeterminata a tali operazioni con un battaglione di fanteria rinforzato, responsabile del prorio settore d'impiego. È anche previsto a questo scopo l'utilizzo di 2 unità rinforzate in due missione diverse.

La realizzazione di questo obiettivo comprende due tappe. Da una parte, a partire dal 2003, l'esercito potrà garantire una partecipazione senza restrizioni a operazioni di sostegno della pace, il che implica il reclutamento di personale; d'altra parte, dal 2010, sarà disponibile un numero sufficiente di soldati volontari (a contratto o a ferma lunga) e di quadri professionisti per assicurare la disponibilità di personale qualificato per questo tipo di missioni.

 

Operazioni di combattimento in profondità

Le missioni di sicurezza settoriale permetto di gestire una situazione di crisi acuta e di impedire un esclation della violenza; l'esercito dovrà essere in grado di fronteggiare più impieghi paralleli, che si riassumono alla protezione dei settori chiave e dello spazio aereo, con 2 – 3 brigate ed i mezzi delle Forze aeree. La difesa invece utilizzerà da 6 a 8 brigate da combattimento con le relative unità da appoggio. Nei due casi le operazioni possono essere condotte in collaborazione con forze estere, se l'ampiezza della minaccia giustifica tale decisione, presa dal Consiglio Federale, e se la neutralità del nostro paese non è messa in discussione.

L'esercito dovrà d'altronde essere in grado di condurre combattimenti sia sul prorio territorio (proteggere obiettivi importanti e la popolazione civile), nella zona di contatto (intercettare ed annientare l'avversario) che in profondità (combattere i mezzi di condotta, di combattimento, d'appoggio e logisitici avversari). Il tutto conformemente alla dottrina NATO delle deep/close/rear operations e delle combat/combat support/combat service forces.

La capacità di condurre il combattimento in profondità necessita un importante sviluppo. Visto che il fuoco e l'esplorazione attualmente disponibile sono solo marginalmente capaci di svolgere tali missioni. Per le forze terrestri si tratta dunque di dare all'artiglieria i mezzi per colpire a distanze maggiori, (lancia razzi multipli, radar di controbatteria e drones integrati al sistema di comando e controllo); per le forze aeree si tratterà di acquisire capacita di attacco al suolo, in particolare nel campo della sopressione della difesa antiearea nemica.

 

Nuova difesa: attiva e mobile

Anche le modalità del combattimento difensivo evolveranno in modo drastico. Il conflitto tra mobile e statico degli anni 50, la difesa statica a 360 gradi di Esercito 61 e il concetto di difesa dinamica introdotto da Esercito 95, trovano ora la loro fine: condotta in modo "attivo e mobile" da forze terrestri e aeree, la difesa di Esercito XXI combinerà operazioni d'attacco, di ritardo e di difesa, eseguite da formazioni costituite ad hoc, che disporranno di mezzi di fuoco a lunga portata e di mezzi da combattimento mobili. In altri termini, lo scopo della difesa sarà l'annientamento del nemico, e non più il mantenimento del terreno. Si spiega quindi il valore del concetto di avanterreno operativo, che permetterebbe di intercettare le forze nemiche prima che il territorio nazionale sia minacciato.

L'articolazione concreta della difesa è anch'essa nuova. In testa al dispositivo, delle formazioni si sicurezza permetteranno di svelare l'intenzione dell'avversario, di ingannarlo e di logorarlo, creando nello stesso tempo le condizioni favorevoli all'attacco delle forze principali; quest'ultime comprenderanno delle brigate di fanteria, che rallenteranno e canalizzeranno l'avversario in favore delle brigate blindate, che porteranno alla decisione dello scontro. Il tutto sarà appoggiato dall'artiglieria, che si occuperà anche dei mezzi di fuoco avversari.

L'innovazione fondamentale nella condotta della difesa, risiede nell'appoggio reciproco che le grandi unità potranno fornirsi, vale a dire della loro azione comune in seno al piano operativo. Niente a che fare quindi con la difesa detta dinamica di Esercito 95. Infatti solo una difesa mobile permette la concentrazione di mezzi e di fuoco necessari ad ottenere la vittoria. Ci saranno dunque cambiamenti profondi nella tecnica di comando e nella condotta dei movimenti.

 

Impieghi sussidiari: nuove presatzioni

Nel campo degli impieghi sussidiari, l'esercito fornirà alle autorità civili nuove presatzioni. In caso di sinistri l'esercito potrà impiegare una compagnia di aiuto in caso di catastrofe (un'unità d'intervento composta da militari professionisti e a ferma lunga), al massimo due di fanteria (militari a ferma lunga) oltre ai mezzi delle forze aeree. Se questi mezzi si rivelassero insufficienti, altre truppe in servizio d'istruzione potranno essere utilizzate.

In caso di minaccia, l'esercito potrà egualmente adempiere simultaneamente a più missioni di sicuraezza:

  • Con preavviso di pochi giorni proteggere personalità, attraverso militari professionisti della PM, e evacuare cittadini svizzeri all'estero (sarà creato un distaccamento detto di esplorazione dell'esercito, composto da militari profesionisti), con l'appoggio delle Froze aeree;


  • Con preavviso di qualche settimana appoggiare il corpo delle Guardie di Frontiera con un massimo di tre battaglioni di PM (professionisti e militari dei corsi di ripetizione) e due compagnie di fanteria (militari a ferma lunga), o proteggere opere e personale, in Svizzera come all'estero, con distaccamenti di PM. A soconda dei casi le Forze aeree appoggeranno queste formazioni.

 

Struttura: un capo dell'esercito

Il principio di mantenimento di un'unica struttura sia in tempo di pace, di crisi o di guerra, è chiarito dalle direttive del PDE: l'esercito XXI avrà un unico capo militare, con il grado di comandante di corpo, che sarà respüonsabile delllo sviluppo e del comando dell'esercito. Condurrà le forze terrestri e aeree, il comando dell'istruzione superiore dei qudri e disporrà di uno stato maggiore generale, composto da uno stato maggiore di condotta e uno del personale. Sempre in materia di struttura, il principio della separazione tra impiego ed istruzione sarà pienamente applicato; il comandante dell'impiego sarà responsabile delle grigate d'impiego (impieghi militari) e delle zone territoriali (impieghi sussidiari), mentre il comandante dell'istruzione comanderà le formazioni d'applicazione (FOAP). Gli stati maggiori delle brigate e delle zone, costituiti nella maggioranza da qudri di milizia, saranno responsabili della condotta delle missioni, ma anche dell'istruzione delle formazioni a partire dal livello battaglione/gruppo. Le formazioni d'applicazione garantiranno l'istruzione individuale, specifica e di formazione fino a livello di compagnia rinforzata; si occuperanno inoltre dello sviluppo della dottrina, della formazione dei qudri e dell'introduzione di nuovi sistemio d'arma.

 

Ripartizione delle formazioni d'applicazione

In seno alle due forze, la ripartizione esatta delle formazioni d'applicazione suscita grande interesse, nella misura in cui sconvolgerà l'assetto dei diversi corpi, e del loro backgroud storico ed emotivo. L'organizzazione dell'istruzione delle Forze terrestri sarà il seguente:

  • Una formazione d'applicazione di aiuto al comando, che istruirà i battaglioni di quartier generale, aiuto al comando, trasmissioni, onde dirette e esplorazione elettronica;


  • Due formazioni d'applicazione di fanteria (est ed ovest), che istruiranno i battaglioni di fanteria e d'esplorazione, sotto il comando di un divisionario ai quali saranno subordinati un reggimento granatieri, il Centro di Istruzione di Fanteria e il Centro di Istruzione per il Comabttiometo in Montagna;


  • Una formazione d'applicazione carri, che istruirà i battaglioni corazzati e la relativa esplorazione;


  • Una formazione d'applicazione d'artiglieria, che istruirà i gruppi d'artiglieria e l'artiglieria di fortezza;


  • Una formazione d'applicazione del genio e del salvataggio, che istruirà i battaglioni di zappatori corazzati, del genio, dei pionieri, dell'aiuto in caso di catastrofe, degli specialisti AC, delle compagni d'aviazione e degli stati maggiori d'ingenieri;


  • Una formazione d'applicazione della logistica e una brigata logistica, che istruiranno e condurranno i battaglioni statici e mobili della logistica in generale generale;


  • Una formazione d'applicazione di polizia militare, che istruirà le formazioni territoriali, mobili e speciali della PM; i relativi battaglioni professionali comprenderanno i membri dell'attuale Corpo delle Guardie di Fortezza.

Per le forze aeree, per le quali la separazione istruzione/impiego è applicata allo stesso modo, tre formazione d'applicazione sono state create: una per le truppe d'aviazione (comprendente acnhe i gruppi drones e la compagnie di esploratori paracadutisti), una per la difersa aerea e una per l'aiuto al comando.

 

I corpi che saranno sopressi

Un certo numero di corpi e di formazioni specifiche verranno soppresse con esercito XXI. Nel qudro delle armiu da combattimento i ciclisti, il treno e i battaglioni carri equipaggiati con il carro 68/88 saranno sciolte, ed i battaglioni meccanizzati completamente smantellati. La fanteria territoriale e quella non motorizzata, di campagna come di montagna, saranno soppresse; le loro competenze verranno inglobate in un unico corpo di fanteria. Nel campo delle armi d'appoggio i gruppi obici blindati non riammodernati e una parte dell'artiglieria di fortezza saranno soppressi. La mobilità sul campo e le esigenze in materia di protezione sono la causa principale di queste dissoluzioni, che susciteranno certamente delle comprensibili recriminazioni. Non dimentichiamo però che le lacune della dottrina attuale in materia di difesa e l'obiettivo dell'interoperabilità sono motivazioni più che valide.

 

Organizzazione dell'istruzione

L'evoluzione dell'istruzione, come gli effettivi dell'esercito, è già stata oggetto di molteplici comunicazioni; ricordiamo brevemente i suoi princiopali elementi: un'istruzione di base prolungata a 24 serrimane, diretta da militari professionisti; un'istruzione dei quadri orientata alla pianificazione d'impiego e alla condotta delle formazioni; corsi di ripetizione annuali orientati all'istruzione in formazione e al combattimente interarma. Il concetto di militare a ferma lunga, che effettuerà 10 mesi di servizio in blocco e sarà disponibile per l'impiego durante gli ultimi quattro è già stato reso noto. Un punto va però precisato: con Esercito XXI i primi due mesi di istruzione saranno uguali per tutte le reclute.

Anche l'istruzione dei quadri merita qualche precisazione. I futuri quadri saranno rclutati dopo i due primi mesi di istruzione di base; i sottufficiali e i sottufficiali superiori effettueranno altri 6 mesi di formazione integrata al servizio pratico, ai quali si aggiungono 2 mesi d'istruzione in formazione. Gli ufficiali subalterni effettueranno 4 mesi supplementari di formazione quadri. Per gli ufficiali superiori segnaliamo il ritorno al servizio praticho (2 mesi) per i futuri comandanti di battaglione; L'età approssimativa della promozione sarà attornao ai 28 anni per un comandante di unità, 36 per un comandante di battaglione e 45 per un comandante di grande unità. Da notare infine che l'assoluzione dagli obblighi militari guingerà attorno ai 30 anni per un soldato, 36 per un sottufficiale o un ufficiale subalterno, e a più di 45 per un capitano o un ufficiale superiore.

Fondamentalmente diverse da Esercito 95, le nuove Forze armate promettono di essere una vera rivoluzione, e non solamente nel campo dell'istruzione. La tresformazione progressiva è dunque di vitale importanza e sarà effettuata in tre fasi: preparazione 2000-2002, realizzione 2003-2004 e consolidamento dal 2005. Concretamente l'istruzione dei qudri di Esercito XXI comincerà nell'ultimo trimestre del 2002 e l'istruzione di base dal 2003; i corsi di ripetizione delle Forze terrestri avveranno ancora sotto il regime di Esercito 95 fino al 2003.

 

Punti critici e dubbi

Tutte le innovazioni devono sottomettersi a critiche e contstatzioni, anche se questa riforma suscita presso tutti i quadri entusiasmo. Ciononostante un certo numero di debolezze, punti critici e inquietudini appaiono dalla lettura del PDE:

  • L'aumento del numero di militari professionisti, in particolare di ufficiali e sottufficiali di carriera, costituisce uno dei fattori decisivi del successo di Esercito XXI. Per gli ufficiali, le esegenze di interoperabilità fanno evolvere il profilo di reclutamento e lo rendono simile a quello dei qudri intermedi delle imprese multinazionali. L'esercito si rende conto della difficoltà di reclutamento di tali qudri? L'assenza di una vera campagna di reclutamento, a meno di due anni dal lancio di Esercito XXI, ci fa credere il contrario.


  • Il ritmo di istruzioni di base con tre partenze per anno, che permette di assicurare delle missionid ilunga durata con rotazione di contingenti militari a ferma lunga, impone un severo contingentamnteo degli effettivi. Con 3000 militari in servizio lungo per anno e una ripartizione precisa in determinate armi chiave (fanteria, genio/salvataggio, logistia), la libertà di scelta della reclute sarà ridotta. Nella misura in cui i cantoni continuerranno ad organizzare il reclutamento ed aggiungendo i problemi di convocazione, dispensa e frazionamento di servizio prrevisto per gli studenti, quale autorità avrà la visione d'insieme e la competenza in materia di effettivi?


  • La disooluzione delle armi già citate comporteranno un surplus di materiale obsoleto, ma non di materiale acquisito o modernizzato di recente. Il che ci fa pensare che le strutture di battaglione e di gruppo saranno dettate anche dalla volontà di utilizzare il materiale esistente, oltre che dalle considerazioni tecnico-tattiche. Possiamo per esempio giustificare il mantenimento di 300 cacciacarri, 320 veicoli d'esplorazione, 370 carri da combattimento, 186 carri granatieri corazzati e 500 carri granatieri ruotati? Resta da sperare che le strutture definitive dei moduli di battaglione saranno oggetto di studi pratici prima della loro adozione.


  • L'unità della dottrina operativa e tattica non sembra assicurata. In effetti come possiamo immaginare uno sviluppo efficace della dottrina di impiego delle formazioni se ogni formazione d'applicazione è responsabile non solo della dottrina, ma anche delle relative acquisizioni? Cerchiamo di evitare che la separazione tra carri e fanteria, nel momento in cui tutta la fanteria diventa meccanizzata, mantenga in vita una tradizione detestabile, contraria a tutta la logica militare. È quindi grave che la creazione di un nuovo esercito non abbia permesso la creazione di un centro di competenza in materia di dottrina, sul modello del TRADOC americano o del CDES francese.


  • Il radicale cambiamento della dottrina in materia di difesa, le modifiche dovute all'interoperabilità e in misura minore l'importanza accresciuta degli impieghi sussidiari, ridimensioneranno la totalità dei qudri del nostro esercito. Tuttavia, visto che l'addestramento in formazione a partire dal livello battaglione sarà sottomesso agli stati maggiori d'impiego (grigate o zone territoriali) composti nella maggiorparte da quadri di milizia, ci si può chiedere se questo obiettivo non sia troppo ambizioso. Gli ufficiali non professionisti sono veramente disponobili a condurre e istruire le prorpie formazionioni con strutture, metodi e un vocabolario del tutto nuovo?


  • Conviene infine sottolineare l'importanza che il PDE da alla guerra dell'informazione, e la realitva rinuncia dell'esercito alla gestione in materia di contenuto dell'informazione, che sarà regolata da autorità civili. Questa decisione non va solamente contro tutte le esperienze in materia di collaborazione civile-militare fatte dalle forze armate occidentali negli anni 90, ma non corrisponde all'aumento di attività sensibili (missioni e istruzione all'estero, impieghi sussidiari disicurezza, ...) che il passaggio ad Esercito XXI comporterà.

 

Conclusioni

Naturalmente il PDE è allo stadio di avanprogetto e il consolidamento di Esercito XXI apporterà sicuramente un certo numero di modifiche in molti campi. Inoltre, considerando la natura positiva della maggior parte dei nuovi elementi proposti, non possiamo che fornire a questo progetto il nostro appoggio, cominciando dalla votazione sul referendum della LAAM del prossimo 10 giugno.




Cap Ludovic Monnerat    
Traduzione: Ten Claudio Biffi    








Fonti

"Plan directeur de l'armée XXI", projet du 21.2.2001


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